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Golgi Medal Award – Comunicato stampa

Dal sito del Giornale di Brescia:

Fondazione Camillo Golgi: fondi privati, bene comune

Un momento della consegna della «Golgi Medal Award» al prof. Garaci. Un anno in più di educazione di una donna che vive in un Paese povero provoca una crescita percentuale superiore all’1% del Prodotto interno lordo di quello stesso Paese. Un dato a suo modo sorprendente, quello rivelato ieri dal prof. Sergio Pecorelli alla cerimonia di consegna della «Golgi Medal Award» al prof. Enrico Garaci, presidente dell’Istituto superiore di sanità.
Un dato che, solo, basta a spiegare i motivi che hanno spinto la Fondazione Camillo Golgi ad istituire un «Centro universitario di studio e ricerca sulla salute della donna»: dopo la delibera della «Golgi», l’istituzione ufficiale all’inizio dell’anno con il decreto del rettore dell’Università degli Studi di Brescia. E si tratta di un Centro che verrà supportato interamente dalla Fondazione intitolata al primo premio Nobel italiano per la Medicina, il bresciano Camillo Golgi, al quale ha intitolato anche il Centro. A breve inizierà a lavorare partendo proprio dalle neuroscienze, la disciplina di cui si occupò il Nobel Camillo Golgi: lo studio indagherà tutte le fasi della vita della persona, da quella prenatale fino alle malattie neurodegenerative che colpiscono nella vecchiaia. Oltre che delle specialità specifiche già presenti nell’Ateneo bresciano, la ricerca si avvarrà anche della collaborazione con alcuni importanti centri universitari americani ed europei.
Nel merito degli aiuto economici, il prof. Pecorelli ha sottolineato che il Centro «sarà sì supportato dalla Fondazione, ma anche da tutti noi, perché le riflessioni emerse da questa cerimonia insegnano che tutti abbiamo la possibilità di essere operativi nel nostro Paese in modo adeguato: la Fondazione vive dei contributi dei sostenitori, e grazie a questi dal 1987, anno di nascita, ha potuto contribuire alla crescita e alla formazione di un migliaio di giovani ricercatori permettendo loro di lavorare e studiare in importanti centri internazionali», ha aggiunto Pecorelli che, oltre ad essere direttore della Cattedra di Ginecologia ed Ostetricia dell’Università degli Studi e presidente del Comitato scientifico della Fondazione stessa, da poche settimane è ufficialmente il presidente dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco.
Una festa ed un’occasione di riflessione, dunque, quella che si è vissuta ieri sera alla facoltà di Medicina: a fare gli onori di casa il rettore, prof. Augusto Preti e, per la Fondazione Golgi, il presidente Pier Luigi Streparava.

Durante la «lectio» sulla storia e le attività dell’Istituto superiore di sanità, il prof. Enrico Garaci ha ricordato che il nostro Paese è al secondo posto nel mondo, dopo il Giappone, per speranza di vita.
Ed anche questo è un dato che invita a riflettere sulla capacità della scienza e della medicina di garantire «buona salute». Una risposta, per rimanere nell’ambito della Fondazione Golgi, la si può trovare nel ruolo che realtà private rivestono a sostegno del pubblico e della ricerca. E, come la Golgi, nel nostro Paese vi sono molte Fondazioni e Associazioni che svolgono attività di supporto di grande rilievo. «Si tratta di una forma civile ed etica di partecipazione alla cosa pubblica», ha sottolineato Pecorelli.
Il «Golgi Medal Award», assegnato ieri al prof. Garaci, è alla sua seconda edizione. Lo scorso anno, all’ambasciata italiana di Washington, la Fondazione Golgi aveva donato il calco del volto di Camillo Golgi, al Nobel per la Medicina Paul Greengard e alla Società americana per le Neuroscienze. Allora era presente un personaggio di rilievo, Michael Stern, scomparso esattamente un anno fa e ricordato ieri sera dal presidente Pier Luigi Streparava. Una lunga vita, quella di Stern,vissuta all’insegna del brivido e della filantropia: dal covo del bandito Salvatore Giuliano sui monti di Montelepre alla portaerei-museo Intrepid di New York, all’impegno a fianco di persone sofferenti, in particolari di malati di Alzheimer.

Anna Della Moretta

 

Una forte componente materno-infantile

La forte componente materno-infantile che caratterizza la Fondazione Golgi ha fatto sì che negli anni venissero finanziate borse di studio a ricercatori che hanno poi prodotto risultati eccellenti, con ripercussioni importanti anche sul piano clinico. Ricordiamo, tra le altre, il 1996 quando, per la prima volta al mondo, al Civile (Clinica Ostetrica e Ginecologica e Pediatrica) sono state trapiantate ad un feto malato cellule prelevate dal midollo osseo del padre. Questo intervento ha consentito la nascita di un bambino sano, completamente guarito da una malattia genetica. Da allora, altri trapianti sono stati eseguiti nel mondo e nella nostra città, utilizzando cellule prelevate dai genitori e i successi sono stati ottenuti applicando questo particolare tipo di terapia a feti con deficit dell’immunità. In ambito ginecologico, anche grazie ai finanziamenti della Fondazione Golgi, è stato messo a punto un vaccino terapeutico contro i tumori della cervice uterina. In ambito pediatrico, le borse di studio della Fondazione permettono di continuare lo studio per capire le cause genetiche che impediscono la produzione di anticorpi: se si individua il difetto genetico, si è già sulla buona strada per giungere, un giorno, a guarire l’immunodeficienza, malattia di cui la Clinica pediatrica universitaria è punto di riferimento sia per la ricerca sia per la clinica.

 

Il comitato scientifico

Il Comitato scientifico della Fondazione Golgi è composto dal presidente, Sergio Pecorelli, ordinario di Clinica Ostetrica e Ginecologia; da Luisa Antonini, direttore Servizio di Neurofisiopatologia del Civile; Raffaele Badolato, associato alla Clinica Pediatrica dell’Università di Brescia; da Philip J. Disaia de Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell’Università di California; da Paul Greengard, Premio Nobel 2000 per la Medicina; da Luigi D. Notarangelo, direttore delle Diagnosi molecolari e del Programma di ricerca della Divisione di Immunologia del Children’s Hospital di Boston; da Franco Odicino dell’Istituto Europeo di Oncologia; da Alessandro Padovani, Ordinario di Clinica Neurologica all’Università degli Studi di Brescia; da Sandro Plebani, ordinario di Clinica Pediatrica all’Università degli Studi di Brescia; da Alessandro Santin della Yale University; da Pierfranco Spano, ordinario di Farmacologia dell’Università degli Studi di Brescia e da Alberto G. Ugazio, direttore del Dipartimento di Medicina dell’IRCCS Ospedale Pediatrico «Bambin Gesù» di Roma.

 

Dal Bresciaoggi:

MEDAL AWARD. Il presidente dell’Istituto superiore di sanità ha ricevuto ieri pomeriggio a Brescia il premio della Fondazione Golgi, arrivato alla seconda edizione

Garaci: «Italia pronta contro l’influenza»

Il professore è appena tornato dagli Stati Uniti «E adesso lavoriamo al vaccino per ottobre»

Il professor Enrico Garaci, presidente dell’Iss, durante la conferenza. La febbre suina sta regredendo anche nel focolaio principale. Si continua a lavorare al vaccino contro il virus Ah1n1, e la guardia resta alta, ma al momento non desta più grande preoccupazione. E che l’Italia sia stata toccata di striscio va ascritto a merito della «risposta immediata che le autorità sanitarie e il ministero sono riuscite a dare mettendo in evidenza che il nostro Paese è pronto e organizzato per tutti gli eventi». Parola di Enrico Garaci, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), che ieri a Brescia ha ricevuto il premio della Fondazione Golgi, arrivato alla seconda edizione.

Garaci è appena tornato dagli Stati Uniti e ha il polso più aggiornato della situazione mondiale. Non esclude che anche in Italia si diffonda l’epidemia, ma «se dovesse manifestarsi – dice – l’importante è essere pronti a fronteggiarla». Tuttavia «ci sono segnali incoraggianti – aggiunge -: i colpiti hanno mostrato un decorso più leggero di una normale influenza, e dove c’è stata l’identificazione certa, le persone colpite erano già guarite».
In più, «È notizia dell’ultima ora che anche in Messico il focolaio principale è in via di attenuazione», sottolinea il professore. E ora «si lavorerà al vaccino in quantità sufficienti nell’arco di pochi mesi, in modo da averlo a disposizione se a ottobre si verificasse una riaccensione».
Garaci è una delle personalità scientifiche di maggiore spicco. E ieri pomeriggio ha ricevuto il premio nell’aula magna di Medicina dal presidente della Fondazione Golgi Pier Luigi Streparava, dal presidente del comitato scientifico Sergio Pecorelli e dal rettore della Statale Augusto Preti.
Ed è toccata a Pecorelli, che un paio di settimane fa è stato nominato presidente dell’Agenzia italiana per il farmaco (Aifa), elencare il lungo curricolo scientifico di Garaci, prima di consegnargli il «Golgi Medal Award» opera dello scultore Ettore Calvelli. Medaglia che l’anno scorso nella sede dell’ambasciata italiana di Washington fu assegnata alla Society of Neuro science e al Nobel Paul Greengard.
Ora la tradizione continuerà. La Fondazione – promette Streparava – assegnerà il premio anche negli anni prossimi. E intanto affina il suo intervento a favore della maternità e dell’infanzia. Dopo oltre 100 borse di studio assegnate a borsisti, alcuni dei quali hanno avuto una notevole carriera in ospedali italiani ed esteri, ora finanzia il Centro universitario di studio e ricerca sulla salute della donna «Camillo Golgi», creato alla Statale in collaborazione con gli Spedali Civili. Con il Centro «la Fondazione fa un salto di qualità – dice Pecorelli -, e si occuperà direttamente della ricerca».
Ma ieri i riflettori erano sul premiato Garaci, che ha tenuto una «lectio» dal titolo «L’Istituto superiore di sanità: l’istituzione tecnico scientifica che tutela e promuove la salute dei cittadini». Un istituto che è non solo organo di controllo sulla sanità, ma un centro in cui «lavorano duemila ricercatori per attività di ricerca e di servizio per il Paese», dice Pecorelli. Garaci lo presiede da 2001. Ma la sua carriera è costellata di incarichi importanti. A soli 33 anni è professore di Microbiologia. Diventa rettore della neonata Roma Tor Vergata quando Preti prende la guida della Statale bresciana, e in undici anni la porta a mille docenti e ventimila iscritti. Da presidente del Comitato nazionale per le scienze biologiche e mediche del Cnr sviluppa progetti di ingegneria genetica e controllo delle malattie infettive.
Precursore è pure nel decennio successivo, con la prevenzione e il controllo delle malattie da invecchiamento, anche questi tradotti in brevetti. «Diamo il riconoscimento a una persona che ha cercato di coniugare cultura, educazione e scienza con il trasferimento verso l’industria e le possibilità di applicazione», dice Pecorelli.
Nel ’99 è presidente del Comitato nazionale per la valutazione della ricerca, nel 2001 arriva all’Iss e dal 2004 guida la Conferenza dei presidenti degli enti pubblici di ricerca. È stato promotore dell’accordo Italia-Usa per lo studio di oncologia, malattie rare e bioterrorismo. Il premio dedicato a Golgi «non poteva essere assegnato meglio».

Mimmo Varone