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La depressione è una sindrome più femminile

Dal Bresciaoggi:

IL PROGETTO. Sinergia di ricerca tra Italia-Usa

La depressione è una sindrome più femminile

La fondazione Golgi collabora con la nostra facoltà di Medicina

Le esperienze negative, quelle che producono traumi nel soggetto che le ha vissute, producono anche una tale quantità di stress da influenzare il comportamento quotidiano e spesso conducono dritte alla depressione. Depressione che, soprattutto dopo la maggiore età, colpisce maggiormente la popolazione femminile.
Per trovare l’anello di congiunzione tra un vissuto traumatico e il manifestarsi della patologia depressiva, la fondazione Camillo golgi, da sempre sensibile alle problematiche legate all’ emisfero femminile, ha costituito un nuovo centro universitario di studio e ricerca sulla salute delle donne in collaborazione con la Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Brescia, ponendosi come obbiettivo primario la promozione, il sostegno e il potenziamento della ricerca sulla salute della donna, e in particolar modo sul suo benessere mentale.
SI TRATTA DI «un progetto sinergico che coinvolge la fondazione golgi, l’Università di Brescia e alcuni ricercatori italiani che sono impegnati in progetti di ricerca negli Stati Uniti», ha chiarito Sergio Pecorelli, presidente del Centro. La collaborazione internazionale sarà coordinata dalla professoressa Cristina Alberini, studiosa di meccanismi della memoria e di memorie emotive che condizionano la memoria a lungo termine.
«L’Organizzazione mondiale della sanità ha previsto che nel giro di una decina d’anni la patologia depressiva sarà la malattia più diffusa e più costosa in termini di sanità pubblica, evidenziando che il numero delle donne depresse risulta già essere il doppio rispetto a quello degli uomini – ha ricordato Pier Franco Spano, direttore scientifico del Centro -. Grazie a questo progetto di ricerca cercheremo di approfondire le cause della depressione da stress post traumatico per arrivare a fare prevenzione e cura. Avvalendoci dell’aiuto di operatori universitari e sanitari, oltre che della collaborazione di ricercatori italiani che lavorano in progetti internazionali, forniremo ai medici informazioni utili per affrontare le patologie legate al benessere mentale della donna».